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Gli effetti del piano di ripresa e resilienza sulla digitalizzazione dei pubblici servizi negli Stati membri dell’UE: il caso danese
● Commissione europea,Digitalizzazione,PNRR,sindacato sul cronoprogramma PNRR
Gli effetti del piano di ripresa e resilienza sulla digitalizzazione dei pubblici servizi negli Stati membri dell’UE: il caso danese
Abstract: La Danimarca, leader nella digitalizzazione, ha previsto nel suo Piano di ripresa e resilienza, investimenti per la digitalizzazione dell’amministrazione e dei servizi pubblici. Il documento esplora l’impatto delle regole di finanza pubblica europee, i cui effetti che avrebbero dovuto incidere sui Paesi particolarmente in difficoltà, sono state formalmente adottate da tutti gli Stati virtuosi come la Danimarca, limitandone la sovranità economica e spingendo verso un controllo europeo più incisivo sulle politiche economiche.
Salvatore Randazzo
Il caso
La Danimarca nel 2022 si trovava ai primi posti della classifica globale del “2022 UN E-Government Survey – the Future of Digital Government”.
In particolare, figurava nel “very high EGDI group” (E-Government Development Index), indice che rappresenta lo stato di sviluppo della digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche degli Stati membri delle Nazioni Unite, occupando la prima posizione con un EDGI pari a 0,9717, primato confermato anche per il 2024 con un punteggio di 0,9847.
Nonostante questo, il Piano di ripresa danese intende promuovere investimenti per la digitalizzazione nel settore dei pubblici servizi per un totale di spesa, pari al 29% degli 1,3 miliardi di euro previsti complessivamente dal piano.
Quello della digitalizzazione nel settore dei pubblici servizi è un settore strategico, nel quale la Danimarca gode già di un primato riconosciuto a livello mondiale, superando di gran lunga gli indici di digitalizzazione degli altri Stati membri dell’Unione, oltre che la media europea stessa.
Tali dati si devono leggere in relazione al Country report 2023 nei confronti della Danimarca reso nell’ambito del Semestre europeo con cui la Commissione ha elogiato i primati danesi sulla digitalizzazione. Si legge come le misure del Piano di ripresa danese in tema di digitalizzazione contribuiranno «to the digital transformation of all sectors, (including public administration, public services, and the justice and health systems)».
La domanda di indagine
La domanda di indagine che ci si pone di fronte a questo caso è quale sia il ruolo delle regole di finanza pubblica nel sistema di finanziamento delineatosi all’indomani dell’adozione del Next Generation EU. Infatti, l’obiettivo iniziale del dispositivo per la ripresa è quello di salvaguardare la crescita e le finanze di quei Paesi che hanno più risentito dell’impatto della crisi economica dovuta alla diffusione del Covid-19, oltre che creare le condizioni per la riduzione dei divari (per quanto di interesse ai fini che ci occupano relativi all’ambito della digitalizzazione del settore pubblico) tra i Paesi europei e la conseguente costruzione di economie omogenee. Il ricorso al debito comune europeo ha imposto anche l’adozione da parte delle istituzioni dell’Unione europea di linee programmatiche comuni che hanno contribuito a far sorgere una primordiale forma di politica economica europea che detta una traiettoria programmatoria ai Governi nazionali attraverso il pedissequo rispetto di un cronoprogramma costellato dal conseguimento di milestone e target.
In particolare, ci si pone il problema di comprendere quali siano gli effetti dell’adozione di regole di finanza pubblica comuni rivolte sia a Paesi aventi economie in grave difficoltà finanziaria sia a Paesi come la Danimarca che presentano una solida condizione finanziaria ed eccellenti standard di digitalizzazione sia nell’organizzazione amministrativa che nell’erogazione dei servizi pubblici. È possibile che queste regole possano comportare un condizionamento della decisione finanziaria pubblica anche per Paesi virtuosi dal punto di vista dei conti? E in particolare, quali strumenti avrebbe la Commissione per esercitare questa influenza?
Riflessioni
Una risposta affermativa alle domande di indagine sopra enucleate potrebbe essere ricercata, ad esempio, nel sindacato che la Commissione esercita rispetto all’adempimento degli oneri previsti dal serratissimo cronoprogramma di attuazione dei vari piani di ripresa negoziati tra gli Stati membri e la Commissione europea.
Infatti, la condivisione del debito tra Paesi europei tramite l’emissione di Eurobond prevista fino al 31 dicembre 2026, che per i Paesi dell’Europa meridionale è ritenuta un elemento strutturale della nuova Unione, è invece considerata per gli Stati membri del Nord Europa come qualcosa di limitato e circoscritto a un periodo storico eccezionale. D’altra parte, la Danimarca sovvenziona, con poco più di 400 milioni di euro di fondi del Dispositivo per la ripresa e resilienza, le misure legate al digitale, su infrastrutture già particolarmente all’avanguardia. In effetti, si ha l’impressione che gli elogi della Commissione sullo stato di avanzamento del piano di ripresa danese nell’ambito del Semestre europeo siano l’esercizio di una vuota e dovuta valutazione atta a garantire una parità di trattamento procedurale tra gli Stati membri per l’adozione di regole di finanza pubblica che “temporaneamente” hanno mutato la loro funzione dal mero coordinamento all’attuazione di una politica economica comune europea.
Tuttavia, questo esercizio procedurale, che a primo acchito sembrerebbe trovare giustificazione nella pura e formale eguaglianza procedurale – e i cui effetti, nella sostanza, sono più evidenti nei confronti di Paesi economicamente in crisi – sembra trovare il suo senso teleologico nell’accrescimento di poteri di coordinamento che la stessa Commissione nella mid-term evaluation al Dispositivo per la ripresa del febbraio 2024 ammette di avere consolidato con l’approvazione e il controllo dei piani di ripresa nazionali: il che significa influenzare notevolmente la decisione politica economica degli Stati membri, anche più economicamente virtuosi.
Con il Next Generation EU e i fondi RRF, gli Stati sembrano divenire decisori esecutivi/attuativi di seconda istanza di politiche economiche che prendono forma nei palazzi delle istituzioni europee.
Questo meccanismo, finora valso solo per Paesi le cui finanze soffrivano di rilevanti squilibri, sembra acquisire rilevanza anche nei processi di definizione delle politiche economiche di Paesi virtuosi come la Danimarca.
In conclusione, il progressivo attenuarsi del controllo contabile e oggettivo sui conti da parte della Commissione lascia il posto a un controllo sempre più di merito, che determina indubbi effetti sulle modalità di estrinsecazione del potere finanziario anche in Paesi dove i conti sono per antonomasia “in ordine”. Sul punto, il sindacato sul rispetto del cronoprogramma del PNRR, potrebbe essere uno strumento di forza per la Commissione per l’esercizio di un potere di controllo non solo sui progetti sottoposti agli investimenti dei piani di ripresa ma anche su scelte di politica economica di Paesi virtuosi dal punto di vista dei conti pubblici.