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Le spese ambientali del bilancio dello Stato al vaglio degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030
● Agenda ONU 2030,PNRR,tutela dell'ambiente
Le spese ambientali del bilancio dello Stato al vaglio degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030
Abstract: Il presente contributo intende analizzare il tema dell’incidenza dell’attuazione del PNRR sulle spese ambientali del bilancio dello Stato. Nello specifico, si esamina la milestone M1C1-110, la quale ha previsto la riclassificazione delle spese del bilancio dello Stato riguardanti la promozione della parità di genere e la salvaguardia dell’ambiente, quest’ultimo in coerenza con gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.
Silvia Pignatelli
La riforma PNRR M1C1R1.13
Nell’ambito degli obiettivi associati al PNRR, la milestone M1C1-110 (Riforma PNRR 1.13 – Revisione della spesa) ha stabilito la riclassificazione delle spese del bilancio dello Stato riguardanti la promozione della parità di genere e la salvaguardia dell’ambiente. Come previsto dalla normativa nazionale di attuazione della riforma, a decorrere dall’anno 2023 per il disegno di legge di bilancio relativo al triennio 2024-2026, il Ministro dell’Economia e delle Finanze trasmette alle Camere, entro 30 giorni dalla presentazione del disegno di legge di bilancio, appositi allegati conoscitivi in cui viene data evidenza delle spese aventi natura ambientale, riguardanti attività di protezione, conservazione, ripristino, gestione e utilizzo sostenibile delle risorse e del patrimonio naturale. Questi ultimi tengono conto degli Obiettivi stabiliti dall’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Nella pratica, tale esercizio prevede un duplice passaggio: il primo nel quale le spese ambientali del bilancio dello Stato sono identificate seguendo il dettato dell’articolo 36, comma 6, della legge n. 196/2009; il secondo in cui si effettua una valutazione della rispondenza di tali tipologie di spesa agli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, in attuazione dell’articolo 51-bis del decreto-legge n. 13/2023.
L’analisi dei dati
L’identificazione e la classificazione delle spese ambientali seguono il modello del “Sistema europeo per la raccolta dell’informazione economica sull’ambiente” (SERIEE), che suddivide le spese ambientali in due categorie complementari, ovvero: le spese per la “protezione dell’ambiente”, classificate secondo la classificazione CEPA (Classification of Environmental Protection Activities and Expenditure); le spese per “uso e gestione delle risorse naturali”, classificate secondo la classificazione CRUMA (Classification of Resource Use and Management Activities and Expenditures).
L’aggregato di spesa cui si fa riferimento è la spesa primaria per la protezione dell’ambiente e l’uso e gestione delle risorse naturali (ad esclusione di quella sostenuta per la produzione di servizi ambientali a uso interno), di cui si considerano solo le spese che rientrano nelle classificazioni di natura esclusivamente ambientale (SEA), congiuntamente ambientale (SCA) o in parte ambientale (SPA). Successivamente, queste spese sono messe in relazione con gli obiettivi e i target dell’Agenda 2030 per determinare il loro impatto.
Dall’analisi sul disegno di legge di bilancio 2025-2027, la spesa primaria per la protezione dell’ambiente e l’uso e gestione delle risorse naturali ammonta a circa 6,7 miliardi nel 2025, pari allo 0,8% della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato, con una proiezione dello 0,9% per il 2026 e dello 0,8% per il 2027.
I principali settori destinatari delle risorse includono la “protezione dell’aria e del clima”, la “protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e di superficie” e la “ricerca e sviluppo per la protezione dell’ambiente”, con una percentuale pari al 64,6% della spesa primaria ambientale nel 2025, del 62,8% nel 2026 e del 57,2% nel 2027.
L’associazione delle spese indicate con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 evidenzia una concentrazione delle risorse sugli obiettivi 11 (“Città e comunità sostenibili”) e 13 (“Lotta contro il cambiamento climatico”). Gli interventi principali in quest’area includono sistemi di trasporto sostenibili, incentivi per veicoli a basse emissioni, gestione dei rifiuti e misurevolte al miglioramento della qualità dell’aria.
Altri stanziamenti significativi sono destinati agli obiettivi 17 (“Partnership per gli obiettivi”), 7 (“Energia pulita ed accessibile”), 9 (“Imprese, innovazione e infrastrutture”) e 15 (“Vita sulla terra”), con maggiori investimenti nei settori del partenariato globale per lo sviluppo sostenibile, dell’accesso universale ai servizi energetici, dell’edilizia pubblica e delle infrastrutture stradali e ferroviarie, nonché nelle misure deputate alla lotta e al contenimento del dissesto idrogeologico.
Dal confronto con il disegno di legge di bilancio 2024-2026, emerge una riduzione della spesa primaria ambientale complessiva, con un passaggio dagli 8,4 miliardi stanziati nel 2024 ai 6,7 miliardi nel 2025. Come dichiarato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze-Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato (di seguito MEF-RGS), ciò è dovuto, principalmente, al progressivo superamento delle misure straordinarie adottate nel 2023 per mitigare gli effetti dell’aumento dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale, nonché alla diminuzione ed esaurimento di alcune misure destinate alla protezione e al risanamento del suolo.
I nodi irrisolti
Nonostante questi progressi, a meno di cinque anni dal termine fissato per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, sorgono dubbi sulla capacità dell’Italia di conseguire risultati significativi.
Gli strumenti attualmente adottati per integrare gli obiettivi dell’Agenda 2030 nei processi di bilancio sono ancora in fase sperimentale, sebbene mostrino miglioramenti metodologici e operativi.
Come dichiarato a novembre 2024 dal MEF-RGS nel documento intitolato “Le spese ambientali del bilancio dello Stato e gli obiettivi di sviluppo sostenibile – La riforma PNRR M1C1-110 applicata al bilancio dello Stato in previsione”, rispetto alla classificazione delle spese ambientali adoperata nel disegno di legge di bilancio 2024-2026, l’esercizio sul triennio 2025-2027 ha migliorato sia il metodo di individuazione, classificazione e calcolo delle spese ambientali, che le modalità di associazione agli obiettivi e ai target dell’Agenda 2030. Ciò nonostante, i limiti della metodologia impiegata risiedono ancora nella tecnica di associazione di ogni piano gestionale ambientale e nella scelta del numero di target associabili, entrambi soggetti a ulteriori affinamenti negli esercizi successivi.
Conclusioni
Ad oggi, l’integrazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nel bilancio nazionale è principalmente impiegato come esercizio di trasparenza, più che come meccanismo per una gestione efficace delle risorse pubbliche.
Per conseguire gli obiettivi fissati dall’Agenda ONU 2030, è fondamentale definire una strategia nazionale chiara e combinare strumenti normativi e finanziari. Solo un approccio sistemico potrà garantire un reale impatto nella lotta contro le sfide ambientali e nella promozione dello sviluppo sosteni
